Reparto di endocrinologia di un noto ospedale della provincia nord di Milano, pomeriggio di ieri. Accompagno una persona a me molto cara per una visita di controllo. Sul documento rilasciato dall`ospedale all`atto della prenotazione della visita c`è una scritta per la quale vorrei avere delle spiegazioni. Il reparto è quasi deserto di personale; passa un`infermiera alla quale chiedo informazioni; rallenta il suo passo, l`espressione scocciata, indietreggia sino poi a fermarsi e leggere quello che le mostro. Mi risponde in modo alquanto insicuro e facendo delle supposizioni (che me ne faccio di supposizioni?). La guardo dritto negli occhi, le chiedo: “Lei sa cosa vuol dire questa scritta?”. Mi volta le spalle, se ne va e dice: “Non lo so”. Le altre persone in attesa della visita e testimoni dell`accaduto rimangono esterefatte; ognuna fa un commento. Alla fine io aggiungo: “In realtà mi sarei aspettata una risposta del tipo: `Signora, non so cosa risponderle, me ne informo e glielo dico!` oppure `Signora, dovrebbe rivolgersi a ….........` ”. E questo ha suscitato commenti ironici; lo so qual è il motivo: molti di noi danno per scontato che coloro che lavorano negli enti statali siano persone sgarbate e si aspettano solo comportamenti sgarbati. Non è assolutamente così! È vero che soprattutto in strutture per la cura della persona e in enti statali che erogano servizi ci si aspetta cortesia e comprensione -e di persone cortesi e comprensive ve ne sono!-; è altrettanto vera una cosa: in che modo chiedo? Esterno io la cortesia (o la comprensione o la simpatia) che mi aspetto da chi ho di fronte? Molto probabilmente io ieri non l`ho fatto, ed ecco che quell`infermiera me l`ha ricordato! P.S. Dopo pochi minuti dall`accaduto e dopo aver riflettutto su quanto successo, ho ricevuto una gentile e più che soddisfacente risposta alla mia domanda! Di seguito una cosa che mi è piaciuta che ho letto ieri sera su FaceBook: Cartello affisso in un bar
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